domenica 1 aprile 2012

Di Steiner e del gioco...


La scelta di regalare a Toti giocattoli che "non fanno niente" è arrivata abbastanza naturalmente.
Non è che ci sia stata dietro chissà quale scelta, almeno all'inizio, solo l'idea che tutti quei giocattoli luminescenti, musicali, rumorosi non potessero poi dargli chissà quale soddisfazione.

A volte andiamo in casa di amici dove i giochi sono di quell'altro tipo, pieni di luci e che fanno mille rumori, si muovono da soli oppure sono legati a cartoni animati.
Ora, ognuno sceglie ciò che vuole, e va bene.
Ma quando un bimbo di cinque anni prende in mano un camion che ha quattro ruote, fanali, cassone, ecc. ecc. ecc. e ti dice: "ma questo non fa niente!", a me viene da chiedermi: "ma come, non fa niente! è un camion! Cosa dovrebbe fare?".
E allora mi chiedo anche come possa sviluppare la sua fantasia se quello che dovrebbe inventare usandola è già fornito insieme al camion stesso? Come fa a inventarsi che rumore fa? O che avventure vive dato che quelle le ha già inventate lo sceneggiatore del cartone?

E qui arriva Steiner.
"Il nostro obiettivo: elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere,
ad apprendere per tutta la vita dalla vita stessa."
Rudolf Steiner

La sua idea pedagogica è estremamente interessante. L'avevo già incontrato per varie vicissitudini legate al mio percorso di studi e poi lavorativo ma non ne avevo mai approfondito particolarmente la filosofia.
Ora che è arrivato Toti la sua idea di crescere un bambino libero e capace di apprendere sembra, a me e a Slowpapà essenziale ed estremamente coerente con la nostra idea di educazione.
Da un lato educare le capacità di accogliere e comprendere il mondo esterno attraverso un affinamento dei sensi e, successivamente, la conquista di un rigoroso pensiero riflessivo.
Dall'altro curare nel bambino tutto ciò che lo rende attivo: l'attività motoria, la fantasia, l'espressività, la creatività, l'iniziativa.
Da qui scegliere giochi e attività che lo lascino libero di agire e di creare.
E rendersi conto di quanto questo sia più semplice di quanto non sembri.
Rendersi conto che ciò che lo rende più felice e venire nell'orto con me e suo papà o con i nonni e zappare, scavare, strappare, piantare.
A volte pensiamo di dover dare ai nostri figli chissà quali giochi, di doverci scervellare per inventare attività da fare con lui, quando ciò di cui lui ha bisogno è fare esperienze e seguirci nelle nostre.
Semplicemente.
Come è difficile, alle volte, essere CON lui. E non agire "su" di lui o vivere "per" lui.

1 commento:

  1. "Come è difficile, alle volte, essere CON lui. E non agire "su" di lui o vivere "per" lui"
    Ecco questa è una cosa che penso tantissimo anche io, spesso credo di oltrepassare confini che non dovrei, penso di limitare la sua libertà di pensiero, imponendo il mio. Non è semplice! Anch'io mi sto convincendo sempre più che il metodo migliore sia tipo quello Montessoriano: "adesso ti faccio vedere come si fa, facendo" e poi lasciar liberi, non correggere, non imporre, non condizionare. Almeno ci provo...

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